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lunedì 15 giugno 2020

Plumcake alla barbabietola // Se non è rosa fiorirà lo stesso

Vi mancavano i miei titoli da scoppiata, dite la verità...

Ho deciso di proporvi questa ricetta un po' perché le foto dei primi tentativi hanno un avuto discreto successo su Instagram, sicuramente per il colore vivo dell'impasto, e un po' perché vorrei introdurvi dolcemente ad alcuni temi che mi stanno particolarmente a cuore e ho pensato che questo potesse essere un ottimo inizio.

Il titolo fa parte della strategia. Seguitemi...

Oltre ad avere una verdura (che io amo particolarmente) nell'impasto, questo plumcake è senza glutine e senza zucchero.
Vi vedo che alzate gli occhi al cielo: “Mo' pure questa con 'sto glutine e sto benedetto zucchero! E senza questo e senza quello...e pure senza de me, grazie!”
E via, verso un altro blog senza senza!

Ma aspettate, se potete. 
Se fin'ora le mie ricette vi sono sembrate sfiziose e magari ne avete provata qualcuna che vi è venuta discretamente...restate ancora un po'.


I miei senza sono motivati dal mio annoso problema di pelle che nell'ultimo anno sono riuscita a tenere (più o meno) sotto controllo evitando alcuni alimenti che ho scoperto essere per me infiammatori.
A breve consulterò un altro professionista che dovrebbe aiutarmi in questa battaglia e la mia speranza è di poter finalmente guarire alla radice, per poi poter tornare a reintrodurre la maggior parte delle cose che ho tolto...pane fatto in casa aspettami!!!!!!

Detto ciò, come ho sempre pensato, se il viaggio va fatto, meglio renderlo piacevole.
Ed è questo che si propongono le ricette che vi regalerò prossimamente: restare a dieta senza punirsi, guarire senza rinunciare ad una coccola...senza tristezza.

Vi ho convinto?
Forse ancora no...

Allora vi dico che questo dolcetto sa di pasta di mandorle all'arancia, è morbidissimo, umido al punto giusto e la glassa che lo ricopre tiene testa alle ganache al cioccolato bianco più burrose mai assaggiate.

Meglio?


Vi spiego la ricetta e non ne parliamo più:

Per un plum cake da 8x15cm o 6-8 muffins
  • 100gr di barbabietola cruda pulita e tagliata a dadini
  • 1 cucchiaino di agar agar (in polvere, 2 se in fiocchi)
  • 1 cucchiaio di gelatina (colla di pesce) in polvere (facoltativa)
  • 2 uova intere
  • 50gr di farina di mandorle
  • 30gr di farina di cocco (non il cocco rapè ma farina di cocco)
  • 10gr di amido di tapioca (o di mais o fecola di patate)
  • 1 cucchiaino abbondante di lievito per dolci
  • 3 cucchiaini di Truvia (o dello zucchero o il dolcificante che preferite)
  • 30gr di yogurt di cocco
  • 40 gr di olio di cocco sciolto
  • 2 cucchiai di latte vegetale
  • il succo di ½ limone
  • la scorza di un'arancia
  • qualche goccia di aroma di mandorla


Prima di passare al procedimento davvero molto semplice, vorrei spiegarvi una paio di cose sugli ingredienti usati.

Truvia (eritritolo con Stevia): non è necessario alla riuscita della ricetta, quindi se per voi il senza zucchero non è fondamentale, sentitevi liberi di usare quello che preferite (normale, di canna, di cocco) o il dolcificante (miele, sciroppo d'acero, sciroppo d'agave) che usate abitualmente e di aumentarne la dose (fino a 4-5 cucchiaini), occhio però se scegliete di utilizzare un dolcificante liquido come lo sciroppo d'agave o il miele: potreste dover omettere o ridurre la quantità di latte che viene data in ricetta.

Latte vegetale e yogurt di cocco: io li utilizzo perché ormai da tempo non consumo più latticini, ma se voi li utilizzate, via libera a latte e yogurt tradizionali.

Gelatina in polvere: è un'aggiunta che ho iniziato a fare di recente. Non è strettamente necessaria, dato che il lavoro più importante sulla consistenza lo fa l'agar agar (che agisce come la gomma di xantano o guar negli impasti senza glutine, ma con meno controindicazioni), ma trovo che la consistenza finale ne giovi. Io la aggiungo più che altro perché ho scoperto che aiuta a riparare le pareti intestinali e dello stomaco, oltre che a fornire un apporto in più di proteine, cosa piuttosto utile se state tenendo sotto controllo il vostro consumo di carboidrati e la glicemia.


Barbabietola: non vi spaventate! Se vi preoccupa il sapore, vi giuro che non si sente minimamente. Confesso che qui l'ho usata principalmente per dare colore all'impasto (che non è proprio rosa shocking come avrei voluto, ma trovo abbia un bellissimo colore comunque) anche se in realtà regala umidità, consistenza e anche una certa dolcezza al prodotto finale. 
Inoltre pensateci un po': state mangiando della verdura, con tutte le sue proprietà (se non ricordo male protegge il fegato e aiuta la produzione di bile), mentre credete di mangiare un dolce.
Cosa volete di più!?

Succo di limone: l'ho aggiunto per aiutare la barbabietola a mantenere il suo colore. E' un processo chimico con il quale non vi annoierò -sospiro di sollievo-, ma se siete audaci e volete sperimentare, potreste eliminare del tutto l'aggiunta del latte e aumentare la dose di succo di limone arrivando ad un limone intero e magari aggiungendo anche un cucchiaino di aceto di mele, come nella red velvet. L'acidità aiuta a mantenere il pigmento rosso della barbabietola più vivo, evitando che in cottura si ossidi troppo. 

Fatemi sapere se sperimentate!



Ma veniamo finalmente al procedimento: 

Nel bicchiere del frullatore ad immersione, mettete la barbabietola a tocchetti piccoli, le uova, lo yogurt, la scorza d'arancia, il succo di limone e il dolcificante.

Frullate per bene, fino ad ottenere un composto omogeneo. 

In una ciotola capiente mettete le farine, l'amido, il lievito, l'agar agar, la gelatina se usata.

Mescolate e unite l'olio di cocco in modo da farlo assorbire bene alle polveri.

Sempre mescolando, unite il composto di uova e barbabietola e l'aroma di mandorle.

Amalgamate bene fino ad ottenere un composto uniforme. 
Aggiungete i due cucchiai di latte se necessario.

Trasferite il composto nello stampo precedentemente unto e foderato con carta forno e cuocete a 180° per circa 25-30 minuti (anche meno se optate per dei muffin) o finché uno stecchino inserito al centro non uscirà pulito.

Fate raffreddare una decina di minuti prima di sformare, ma non lasciatelo raffreddare nello stampo troppo a lungo: essendo un impasto molto umido tende a creare condensa.
Lasciate raffreddare completamente prima di glassare.



Per la glassa al cioccolato bianco vegan:
  • 4 cucchiai (circa 60gr) di burro di cocco
  • 4 cucchiai (  “  ) di burro di anacardi
  • 2 cucchiai (circa 30gr) di olio di cocco sciolto
  • 2 cucchiai (  “  ) di burro di cacao sciolto
  • 1 cucchiaino scarso di Truvia in polvere (o il dolcificante che preferite: vedi sopra)
  • ¼ di cucchiaino di essenza di vaniglia (o vaniglia in polvere o una grattata di fava di Tonka
Per la decorazione (facoltativa):
  • una manciata di noci rosse
  • 2-3 boccioli di rosa secchi
  • un cucchiaino di polline
A parte il dolcificante, per il momento, non vi posso dare consigli per sostituire nessuno degli ingredienti, perché credo che contribuiscano tutti al sapore finale che è davvero sorprendente. 
...ma vi saprò dire più avanti.

In ogni caso il procedimento è davvero molto semplice, vi basterà unire tutti gli ingredienti e mescolare bene, magari con una piccola frusta, fino ad ottenere un composto omogeneo.
Trasferite la ciotola in frigo, ma non vi allontanate. 

Ogni 5-10 minuti controllate la consistenza e dategli una mescolata (tenderà a solidificarsi dai bordi). Dovrete farlo due o tre volte per raggiungere la consistenza spalmabile che ci serve.



(Se non vi interessa utilizzarla come glassa, trasferite il composto direttamente in un contenitore rettangolare e fatelo solidificare in frigo per poterlo poi tagliare a cubetti. Esattamente come nella ricetta del fudge vegano che vi ho dato tempo fa e che può diventare anch'esso un'ottima glassa, se questa non è nelle vostre corde ) 

A questo punto riprendete il vostro plumcake, o i vostri muffins, e glassateli con la crema ottenuta.
Decorate con le noci tritate, i petali di rosa secchi e il polline, o con quello che preferite (posso suggerire dei cranberries secchi?). 
Trasferite in frigo fino a che la glassa non finisce di solidificarsi.
(Se vi avanza della glassa come è successo a me, potete seguire lo stesso consiglio dato qui sopra).

Vi suggerisco di conservare questo dolce in frigorifero in un contenitore ermetico, non solo perché la glassa fuori dal frigo tende a sciogliersi in breve tempo ma anche la base, essendo molto umida, se non conservata al fresco si rovina in fretta, soprattutto con il caldo. 

Prima di tagliarlo però, fategli riprendere temperatura altrimenti se la glassa è troppo fredda tenderà a staccarsi dal dolce. 

E questo e quanto!
Come sempre spero di non esser stata troppo verbosa e prolissa e che la ricetta vi ispiri a cimentarvi. 

Spero anche di aver dato un'ispirazione a chi come me non può o non vuole mangiare certe cose. 
Io sono sempre qui, anche per dubbi e consigli, o per saper cosa ne pensate di questi miei nuovi senza.



sabato 16 maggio 2020

Yogurt di cocco (d'emergenza) // A volte ritorno

Oh, ehi.
Come state?
...questo post è difficilissimo da scrivere.

C'è ancora qualcuno che ha voglia di ascoltare?

Con tutto quello che ci ha travolto negli ultimi mesi è un po' un nuovo inizio, per tutti.
Anche per me e per questo blog, nel nostro piccolo.

Non ho molto da dire in merito a quello che è successo e a quanto stiamo ancora vivendo perché non penso che poche parole retoriche siano rispettose o necessarie. 

Quello che vorrei dire è che spero con tutto il cuore che stiate bene e che il nostro paese possa presto guardare avanti con un po' di speranza e fiducia nel futuro.

Ho deciso di rimettere mano al blog perché durante questo isolamento forzato, come hanno fatto in molti, ho finalmente ricominciato a sperimentare in cucina, nonostante il mio modo di mangiare sia cambiato (o forse proprio per questo) e siano cambiate anche tante (aiutatemi a dire TANTE) altre cose.

Mi ci è voluto un po', ma adesso sono qui.


Ho diverse idee che avrei voglia di proporvi, così come sono tante le informazioni che ho raccolto strada facendo e che mi piacerebbe condividere con voi, ma per ricominciare e rompere il ghiaccio ho pensato che questa ricetta, semplice, versatile e che mi ha in un certo senso salvata, fosse la più indicata.

Inoltre mi ha dato enormi soddisfazioni e quindi sono molto felice di potervela regalare.

Se qualcuno che mi legge qui mi segue anche su Instagram, probabilmente sa già di cosa sto parlando (ma non ve ne andate perché questa è la versione 2.0): yogurt di cocco.
Ebbene sì, si può fare lo yogurt con il cocco. O meglio, con il latte di cocco.

La mia versione utilizza latte di cocco in brick (sì, quello per cucinare), cosa sconsigliatissima ovunque se guardate su internet, ma che a me personalmente ha dato risultati strepitosi.

E' stata una di quelle cose che ti vengono in mente in situazioni “disperate” e decidi di fare comunque un tentativo. Non potendo reperire lo yogurt di cocco che consumo abitualmente, ho deciso di provare a farlo con ciò che avevo in casa: latte di cocco in brick, appunto.
...sì, quello con la confezione rossa che trovate al super nel reparto etnico.

Nella prima versione utilizzavo anche della panna di cocco (sempre in brick, stessa marca), ma non sempre la si trova facilmente, quindi l'ultima versione messa a punto, che ormai preparo ogni 15 giorni e che vado a proporvi, prevede solo latte.


Ma andiamo al sodo.

Per due bei vasetti:
  • 600ml di latte di cocco in brick Suzi Wan (o se la trovate 200ml di panna di cocco + 400ml di latte di cocco)
  • circa 15gr/1 cucchiaio di amido di tapioca (o frumina o maizena o fecola di patate)
  • 1 bustina di Yovis (o altri fermenti lattici che non contengano prebiotici o altri filler e principi attivi)
Vi occorreranno:
  • 1 pentolino
  • 1 frusta
  • 2 vasetti da 250ml circa
  • 2 pezzuole di garza o cotone puliti
  • 2 elastici
  • (facoltativo: 1 colino, della mussolina, una ciotola alta)

Il procedimento è molto semplice:

Versate 1 brick (200ml) di latte di cocco nel pentolino con l'amido che avete scelto.
Fatelo dissolvere mescolando e accendete il fuoco. Portate a bollore continuando a mescolare, finché non si creerà un composto colloso simile alla besciamella. 

[Questo passaggio è molto importante: nella prima versione che ho tentato di riprodurre, usavo l'amido “a crudo”, cioè senza farlo prima gelificare, cosa che oltre a renderlo inutile (non addensa un piffero) è potenzialmente dannoso per il nostro sistema digestivo, perché l'amido non cotto (non gelificato) è spesso indigesto.]

A questo punto toglietelo dal fuoco e, continuando a mescolare, unite gradualmente il resto del latte, meno un paio di cucchiai che terrete da parte per sciogliervi i fermenti che avete scelto di utilizzare.

Ora il composto dovrebbe aver raggiunto la temperatura ideale per essere inoculato (wink-wink nudge-nudge) con i fermenti, ma per esserne certi potete testare la temperatura con un termometro, oppure con uno strumento tecnologicamente più avanzato: il ditino.
Come già detto altrove, se è troppo caldo per voi, lo è anche per i fermenti (se fate abitualmente il pane o altri lievitati sapete già cosa intendo).

Se la temperatura vi convince, aggiungete i fermenti sciolti nel latte tenuto da parte e mescolate con la frusta per incorporarli bene. 


Versate nei barattoli di vetro puliti (meglio se sterilizzati o ancora tiepidi di lavastoviglie) e coprite con le pezzuole di garza o cotone che assicurerete ai barattoli con gli elastici.

Se il vostro forno dispone della funzione “lievitazione” accendetelo finché non raggiungere la temperatura (circa 40°) e poi spegnetelo; in alternativa potrete lasciare la lucetta del forno accesa, oppure utilizzarlo tiepido dopo un'altra preparazione. 'Infornate' i barattoli e lasciateli fermentare almeno fino alla mattina seguente (12 ore).

E qui possiamo aprire un dibattito che non si risolverebbe mai, dato che i gusti son gusti, ma vi dico che personalmente gradisco il mio yogurt piuttosto acido e protraggo la fermentazione fino a 2 giorni (48 ore totali) ma se gradite un gusto più dolce, 12-24 ore sono più che sufficienti.
In ogni caso, assaggiate e decidete voi.

Quando il vostro yogurt avrà raggiunto il grado di acidità che preferite, mette il coperchio ai vasetti e trasferite in frigo per qualche ora prima di consumarlo.

E sarebbe anche finita qui.
Ma sapete come sono fatta.
Non del tutto contenta della consistenza, ho provato a colarlo, come si fa per ottenere lo yogurt greco e... oh boy oh boy.

Adesso ragioniamo, mi son detta.
(In realtà mi son detta: “Porca pupazza non mi aspettavo venisse così bene, devo metterlo sul blog!” ma che rimanga tra noi.)



Se volete provare l'ebrezza, e io ve lo consiglio, fate così:

mettete un colino su una ciotola (devono essere fatti l'uno per l'altra e stare comodamente del vostro frigo: fate le prove prima...) e foderatelo di mussolina o garza pulita.
Versateci lo yogurt di cocco ormai freddato e coprite sommariamente con della pellicola (serve solo a non collezionare gli odori del frigo, non è necessario farla aderire).

Lasciatelo colate per una notte...e poi stupitevi del risultato!
O ancora meglio, pulite qualche fragola e preparatevi una sontuosa colazione.

La consistenza che otterrete è veramente libidinosa, cremosa e compatta, tanto da sembrare realmente uno yogurt greco, così come il sapore (il cocco è impercettibile) niente di paragonabile a qualunque altro derivato vegetale.

Se decidete di colarlo, oltre alla parte super cremosa e densa, vi ritroverete con una parte di liquido semi trasparente che sarete tentati di buttare, ma vi chiedo di desistere: potete usarlo nei prodotti da forno, nei frullati, per realizzare delle gelatine probiotiche (ci arriverò)...e tanto altro ancora che cercherò di condividere presto e che spero avrete ancora voglia di leggere.

Quindi se questo nuovo post un po' diverso, ma non troppo, vi è piaciuto, tornate da queste parti ogni tanto.
Io vi aspetto.


venerdì 25 maggio 2018

Composta di fragole alla chia // Salvando fragole



Sappiate che mi sto trattenendo con le ricette a base di fragole, perché essendo stagione rasento la mania compulsiva: ne compro più di quanto ne riesca effettivamente a mangiare e anche se ne ho  comprato un cestino -magari il giorno prima- e le vedo belle, rosse e profumate, non resisto e ne compro altre.

Con l'ovvio problema che, inevitabilmente, le più mature iniziano a deperire tristemente nel mio frigo.
Sono sicura che sapete cosa intendo: cominciano a perdere di freschezza, togliendoci un po' la voglia di mangiarle nude e crude.

Ovviamente non dovete aspettare che le vostre fragole abbiano il musino triste per realizzare questa ricetta, ma di solito è così che capita nella mia cucina...semplicemente perché quando sono pingui e succose finiscono direttamente tra le mie fauci.


E poi ormai lo sapete che la mia e spesso una cucina del recupero, anche se mi piace sempre sperimentare e tentare cose nuove: ecco il perché della chia.

Lo spunto per utilizzare questo curioso semino, lo devo ad un'amica in dolce attesa che mi ha confessato di avere qualche problemino di motilità intestinale (probabilmente mi ucciderà quando leggerà queste parole! XD).

Le ho consigliato subito la chia, perché su di me ha esercitato un effetto prorompente (e vi assicuro che non ne ho alcun bisogno!), quindi ho immaginato che a lei potesse dare il giusto risultato.

Ma, diciamolo, se mai l'avete provata in un chia pudding tanto in voga, l'effetto non è dei più entusiasmanti: i semini reidratati paiono un po' uova di rana.
E anche lei lamentava una certa diffidenza in tal senso.

Così ho pensato di utilizzarla -in minor quantità- per questa composta di frutta: la consistenza morbida delle fragole e i sui semini, mascherano la presenza della chia, che però esercita il suo potere addensante regalandoci oltretutto le sue proprietà.
  
Chissà se la mia amica apprezzerà...!?


Per un vasetto di composta:
  • 250-300gr di fragole
  • 2-3 cucchiai abbondanti di miele millefiori o arancia
  • 2-3 cucchiaini di semi di chia (facoltativo)
  • 1/2 stecca di vaniglia (anche recuperata da altre preparazioni oppure un cucchiaino di estratto
  • qualche goccia di succo di limone

La preparazione è veramente semplicissima: tagliate le fragole a tocchetti e irroratele con qualche goccia di succo di limone.

Nel frattempo fate caramellare il miele in una padella, insieme alla vaniglia.
Deve fare delle grandi bolle e iniziare a scurirsi leggermente, assumendo una sfumatura ramata.

Buttateci le fragole -facendo attenzione a non scottarvi con il miele bollente- e lasciate cuocere qualche minuto.
Io dopo 5-8 minuti massimo, spengo: in questo modo le fragole conservano la loro forma e restano piacevoli da mangiare, ma se le preferite più cotte e "cremose", proseguite la cottura fino ad ottenere la consistenza che desiderate.

A fine cottura, se lo desiderate, aggiungete la chia: questo semino (la cui pianta appartiene alla famiglia della salvia e della menta) ha millemila proprietà nutritive ma, come già accennato, la cosa interessante dell'aggiungerlo ad una composta con poco dolcificante e senza aggiunta di pectina, è che reidratandosi nei succhi rilasciati dalla frutta, la addensa, creando un ulteriore gioco di consistenze che in questo contesto trovo davvero interessante.

Se se la chia non è proprio nelle vostre corde, non volete acquistarla, o per qualsiasi altra ragione non vogliate arrischiarvi ad usare questo semino, potete addensare la composta sciogliendo un cucchiaino di amido di mais in due cucchiaini di acqua e versarlo nella padella ad un paio di minuti dal termine.


Comunque decidiate di preparare questa composta, provatela: salverete delle fragole dall'oblio e avrete tra le mani qualcosa di delizioso che vi terrà compagnia a colazione, a merenda o per uno spuntino qualsiasi.

Io la utilizzo tanto a colazione, così posso evitare di trafficare con il coltello di prima mattina, soprattutto quando ho fretta: yogurt, granola e un cucchiaio scarso di questa meraviglia e la colazione è servita.

Ma chi sono io per impedirvi di usarla come vi pare...?

(Una che ha un blog e non può fare a meno di darvi un consiglio: nel prossimo post vi darò un'idea carina! #restateconnessi!)



lunedì 31 luglio 2017

Cosa mangia una Food blogger // Breakfast Edition

Ero indecisa se catalogare questo post -che per lunghezza si può paragonare solo allo Zanichelli- tra quelli di “Cosa mangia una food blogger -quando non guardate-” o sotto la categoria “La mia colazione perfetta”.
Facciamo entrambe?
O magari nessuna...

Anche perché ormai non posso proprio più dire che “non guardate”, dato che lo esibisco quasi quotidianamente.
E di “perfetto" nella vita, fidatevi, non c'è proprio nulla.

Ma ci provo, dato che, al di là delle frasi fatte, la colazione per me è davvero il pasto più importante della giornata.
Non so voi, ma se io non mangio bene a colazione, tutta la giornata va a rilento.

Quindi eccolo qui il motivo di questo post: darvi diverse opzioni pratiche, economiche, veloci e quanto più possibile sane -anche se detesto questa parola in relazione al cibo- per approntare il primo pasto della giornata e cominciare con grinta.

O, se non altro, con la pancia piena e di umore positivo.

Budino di riso integrale con crema di pistacchi, fichi, polline, caramello di datteri e fiore di Fuchsia (edibile)
*Budino di riso “perduto”:
Questa ricetta si collega direttamente al post “cosa mangia una food blogger #2”, perché per realizzarla ho utilizzato un avanzo di riso integrale (ma dovete provarlo anche con il riso Venere o quello Rosso: il loro sapore “cerealoso” si sposa a meraviglia con questa preparazione!) già cotto che avevo in frigo per i pranzi della settimana.
Mi ero un po' stufata di quel tipo di riso e avevo voglia di soba per pranzo, fatto sta che quest'ultima porzione si è trascinata nel mio frigo un paio di giorni in più del dovuto.

Così, una delle mattine meno afose, dopo un acquazzone notturno che aveva rinfrescato l'aria, ho pensato di farne un budino di riso veloce. 
Adoro il budino di riso...così cremoso e confortante.
E saziante!
Se vi svegliate con una fame da lupi, o la sera prima avete filtrato qualche bicchiere di troppo (...mai capitato....), questa è la colazione che fa per voi.

-un paio di cucchiai abbondanti di riso integrale (o Venere, o Rosso) già cotto
-latte q.b. (di qualsiasi tipo vogliate: a me tocca usare quello di soia)
-un cucchiaino di miele (o altro dolcificante a vostro gusto)
-vaniglia o altra spezia
-frutta fresca, burro di semi e altri “contorni” a vostro piacere per terminare il piatto
Nel bicchiere non c'è acqua sporca, ma acqua di cocco: provate quella che trovate al super vicino alle spremute d'arancia nel banco frigo. Reidrata ed è come un gatorade naturale, ma senza zucchero e coloranti. E in più sa di biscotti al cocco!
Mettete il riso in un pentolino con la vaniglia (o altro) e latte a sufficienza per coprirlo.
Cuocete a fuoco medio-basso finché il riso non avrà assorbito il liquido.
A questo punto controllate la consistenza: a me piace bello cremoso, quindi tendo ad aggiungere altro latte per farlo all'onda come un risotto, ma decidete voi.
Spegnete e aggiungete il miele, o il vostro dolcificante preferito, e trasferite nella ciotola che avrete deciso di usare quella mattina.

A questo punto scegliete il vostro topping, che per me solitamente è frutta fresca, burro di semi  e, una recente scoperta, caramello di datteri, del quale parleremo tra poco.

Ma non ci sono limiti alle possibilità. Potete anche aggiungere semplicemente una cucchiaiata della vostra marmellata preferita, dell'uvetta dorata e un filo di miele, o un paio di quadretti di cioccolato tritato che si scioglieranno in modo voluttuoso nella calda cremosità del riso...
Via libera alla fantasia insomma.


*Green Smoothie:
Uno dei miei preferiti. La ricetta di questo balsamo verde l'ho scoperta per caso quando per qualche tempo mi ero messa d'impegno a fare un po' di yoga in casa (dove sono finite queste buone abitudini!? ) e seguivo i video di questa tipa che a volte dava anche ricette di cucina. 
La maggior parte delle quali avevano come ingrediente principale gli spinaci (e veramente poco altro). 
Non esattamente entusiasmanti per una che anche quando sta a dieta non riesce a mangiare la stessa cosa due vostre di seguito...

Ma questo frullatone verde che lei, elfa eterea di un metro e ottanta per quarantacinque chili scarsi, si sgargarozzava con sommo piacere, mi aveva incuriosita.
Chissà mai che non mi faccia assomigliare, se non ad un'elfa eterea, per lo meno ad un folletto silvano, mi son detta...
Così ho provato. E non l'ho più lasciato.
Per quanto riguarda l'assomigliare ad un folletto...magari troverò un'altra ricetta.

-½ banana matura a tocchetti (anche congelata)
-una manciata abbondante di spinaci baby freschi
-un cucchiaino abbondante di burro di arachidi (home made o bio: non comprate schifezze idrogenate plz)
-latte (di soia, o il vostro preferito) q.b.
-3 cubetti di ghiaccio (se la banana è fresca)

Smoothie bowl (ciotola di frullato alla banana e cacao) con granola alla curcuma, composta di more al miele, polline, petali  e pistilli di fuchsia
Mettete tutto nel bicchiere del frullatore, con latte a sufficienza per cominciare a frullare.
Frullate finché il mix non comincia a risultare omogeneo.

Quindi controllate la consistenza: se volete usarlo come base per una smoothie bowl con della granola, mantenetelo più compatto (potete anche usare una banana intera), se invece volete berlo come un normale frullato, aggiungete altro latte con il motore in funzione fino a raggiungere la consistenza desiderata.
Servite come preferite, e sono sicura che vi stupirà: non sentirete la banana, nè gli spinaci, nè il burro di arachidi. È stranissimo, ma questi tre elementi insieme vanno a creare un sapore che è quasi vanigliato, ma più fresco ed erbaceo.
Provatelo, poi mi direte.

Mentre il frullatore lavora per me, di solito mi preparo una galletta o uno di quei cracker super integrali con i semi (adoVo!) con un burro di semi -ultimamente sono in fissa con quello di pistacchi- e della composta di frutta e miele, se mi è avanzata, o marmellata o caramello di datteri.
Ma a volte, quando mi sento particolarmente virtuosa -o accaldata- abbino questo frullato anche solo ad un paio di fichi o a mezza pesca, o qualsiasi altra frutta che ho sotto mano al momento.
E mi sono assicurata il pancino pieno fino a pranzo.


*Composta di frutta al miele 
(e altri trucchetti per mangiare più frutta):
Mangio veramente poca frutta, e mi rendo conto che è un peccato, data la varietà di cui disponiamo in Italia e ai benefici che potrei trarne, ma sto cercando di rimediare.
Non sono una persona particolarmente golosa, ma sono quella che si può definire una picky eater, una un po' spitinfia insomma, e cercando di convincere la bambina capricciosa che c'è in me a mangiare più frutta sono arrivata a sviluppare -più che delle vere ricette- un paio di metodi che mi assicurano di invogliarmi a farlo.
La più versatile è questa composta di mirtilli al miele.
L'ho ideata una mattina che volevo prepararmi una ciotola di frullato con granola e mirtilli, ma i mirtilli che avevo comprato al farmers market erano un pochino acerbi e aspri: il fruttivendolo mi aveva avvertita di lasciarli maturare un paio di giorni fuori dal frigo, ma capita che nella mia testa si rincorrano delle cavie peruviane e qualche informazione a volte mi sfugge...
Così ho pensato di cuocerli brevemente in un pentolino - i mirtilli, non le cavie peruviane- con un po' di miele di acacia, e bam.
Composta istantanea.


Deliziosa praticamente su tutto: provatela calda su una pesca fredda di frigo tagliata a spicchi. Spettacolare. E se non fosse disdicevole vi suggerirei di farci scivolare sopra una pallina di gelato... 

Potete decidere voi quanto miele aggiungere -il mio standard è un cucchiaino per una manciata di mirtilli- e che consistenza dargli: più la cuocete più i frutti si spappoleranno e il risultato finale risulterà compatto e “marmellatoso”.
Si può fare con tutti i frutti rossi o la frutta a nocciolo di questa stagione alla quale, se molto matura e dolce, dovrete aggiungere del succo di limone che aiuterà il sapore e la consistenza finale.

L'altro trucchetto che volevo condividere è stata una scoperta casuale, fatta per far fuori dei frutti delle passione che mi erano rimasti in giro dopo una commissione: un paio di fichi a tocchetti, irrorati con uno sciroppo realizzato mescolando il succo di due frutti della passione -ottenuto passando a setaccio i semi che si trovano all'interno- con un cucchiaino scarso di miele.
Da. Urlo.
 Provatelo. Non so cosa metta in sinergia questi due elementi, ma le mie papille hanno cantato lo yodel per tutto il tempo la prima volta che ho assaggiato questo abbinamento.

L'importante è che i fichi siano belli maturi e dolci e che i frutti della passione siano raggrinziti al punto giusto: solitamente quando si acquistano sono lisci e violetti, ma sono maturi quando cominciano a raggrinzire e a diventare piuttosto scuri. 
Allora sarete sicuri che i succhi interni che avvolgono i semi sono dolci -seppur sempre aciduli- e non più allappanti e aspri.

Fatemi sapere se provate questo strano abbinamento, sono curiosa di sapere cosa ne pensate.


*Pancakes al grano saraceno:
La ricetta più laboriosa di tutto il cucuzzaro proposto finora.
Ma ci sono qui io a semplificarvi la vita: vi ho preparato le dosi per realizzare un mix da tenere in un bel vasone, pronto per assecondare in pochi minuti la vostra voglia impellente di pancakes!

Avevo in casa mezzo sacchetto di farina di grano saraceno che avevo utilizzato per una torta ed era lì che mi guardava con tristezza dallo scaffale, tragicamente conscio della fine che gli sarebbe toccata se non mi fosse venuta questa idea.

In realtà inizialmente ne avevo ideato una versione solo con grano saraceno (gluten free), perchè volevo abbinarla ad una salsa dove il protagonista sarebbe stato un avanzo -la mia cucina quotidiana si basa quasi del tutto sul principio del riciclo...- di burro di nocciole: grano saraceno e nocciole sembrano fatti l'uno per l'altro.

Peccato che il grano saraceno da solo, non avendo glutine ed essendo una farina rustica e ricca di fibre, avesse reso questo mio primo tentativo parecchio asciutto e stoppaccioso.

Ma sbagliando si impara.

Quindi pensandoci un po' su e leggiucchiando un po' in giro, sono riuscita a tirare insieme questa ricetta che ora mi accompagna felicemente in quelle mattine che necessitano di qualche amorevole attenzione in più -tipo il lunedì-, ma anche nei week end, quando magari non ho troppa voglia di trafficare in cucina se mi sono alzata tardi, ma non voglio rinunciare alla coccola indulgente che il fine settimana richiede.


Ma veniamo a noi:
-280gr circa di farina integrale (o una farina gf per panificazione se volete mantenere il mix completamente senza glutine)
-320gr di farina di grano saraceno (potete usare altre farine rustiche come farro, segale o avena)
-65 grammi di zucchero di cocco (ora si trova facilmente al super, ma va benissimo dello zucchero di canna grezzo, o quello che preferite)
-1 cucchiaio (circa ½ bustina) di lievito per dolci (gf se volete seguire quest'onda)
-1 cucchiaino scarso di bicarbonato
-½ cucchiaino di sale
-un cucchiaino di vaniglia in polvere (o altre spezie: se volete aggiungere scorze d'agrumi o simili, fatelo al momento della preparazione, non nel mix da conservare)

Il mio consiglio è di setacciare tutto in una grande ciotola, in modo da distribuire bene le polveri lievitanti, evitando così di ritrovarvi con qualche grumetto di bicarbonato in bocca, e di trasferire tutto in un grosso vaso con la bocca larga (così ci potrete infilare tazza e mano per recuperare velocemente la quantità di mix che vi serve) che agiterete come forsennati in modo da miscelare bene tutte le polveri.

E lui sta lì, beato, anche per diversi mesi -ma tenete d'occhio le scadenze delle farine-, sempre pronto a darvi conforto.

Per realizzare una decina di pancakes medi (o 6-7 grandi: non temete gli avanzi, celebrateli. Per riscaldarli usate una vaporiera, anche di quelle cinesi di bambù. Ci metterete 5 minuti e torneranno soffici come appena fatti!), prelevate una tazza (media: non una mug, non da caffè) di preparato, unitevi la stessa quantità di latte -veg o meno- e un uovo.
Mescolate bene con una frusta: dovrete ottenere una consistenza simile allo yogurt.

Nella ciotolina a foglia c'è un mix croccante composto da avanzi di diverse lavorazioni: scagliette di cioccolato, pezzetti di noci pecan, polvere di pistacchi e del cocco essiccato e tostato. Personalizzate il vostro mix con quel che avete in casa!
A questo punto ungete leggermente una padella antiaderente con olio di cocco, olio vegetale o anche burro se preferite, e scaldatela a fiamma media.
Una volta calda, distribuite piccole mestolate di impasto per formare i pancakes.
Quando i bordi diventano opachi e le bollicine che si formano sulla superficie iniziano a scoppiare, è il momento di girarli. Un paio di minuti di cottura anche da questo lato e sono pronti per finire nel piatto, irrorati di composta di mirtilli al miele -per un effetto altoatesino immediato- oppure con questa decadente ma -illudetevi pure- sana salsa al cioccolato.

*Salsa al cioccolato:
(per Pancake al grano saraceno o tutto lo scibile umano, persone comprese...):
-2 cucchiai di burro di cocco ben mescolato (nel paragrafo successivo vi spiego cos'è)
-1 cucchiaio di burro di nocciole (o altri semi)
-2 cucchiaini di zucchero di cocco (o altro dolcificante, ma eviterei il miele e gli sciroppi)
-1 cucchiaino (o più a vostro gusto) di cacao amaro
-2-3 quadretti di cioccolato fondente 65% minimo (tritato)
-un pizzico di sale

Mettete tutti gli ingredienti, tranne il cioccolato, in un pentolino dal fondo spesso e scaldate il tempo necessario ad amalgamare gli ingredienti e rendere bello fluido il burro di cocco.
Togliete dal fuoco e aggiungete il cioccolato tritato ed il sale.
Mescolate bene e servite con quel che preferite.

*Burro di cocco:
Da non confondere con l'olio di cocco, è la versione "coccosa" -l'inferno degli stupratori della lingua italiana mi attende- dei burri di semi oleosi. Acquistato per curiosità ma indecisa su come utilizzarlo, stazionava nella mia dispensa senza un vero scopo, se non quello di accusarmi silenziosamente di negligenza ogni volta che aprivo l'antina.
Aggiungere un po' di frutta è sempre un'ottima idea...

Ma in mio aiuto è arrivata, come spesso capita, la mia cara Nigella, che in uno dei suoi ultimi libri, dove -incredibile- strizza l'occhio alla cucina vegana, lo usa come base per una glassa al cioccolato da strappamento di capelli.
Ed è qui che è nata la mia salsa al cioccolato.
Prego, non c'è di che.

*Burro di semi:
Ve ne ho già ampiamente parlato in questo post, ma come vedete sono davvero un tassello essenziale per le mie colazioni e, ad essere onesta, un po' di tutta la mia cucina.
La nuova passione è quello di pistacchi, che ho provato anche a fare in casa, ma che -una volta tanto- vi consiglio di acquistare -scegliete prodotti e produttori italiani-.

Un avsetta da 180gr costa circa 6€ e in questo caso conviene più che comprare la materia prima e farlo in casa: due confezioni da 100gr di pistacchi sgusciati costano circa 4€ l'una. Se volete potete imbarcarvi nell'opera di comprarli interi e sgusciarli voi, così quel -POCO- che risparmierete lo spenderete in tempo e manicure.
A voi la scelta.

*Caramello di datteri:
Avevo in casa 7 datteri Medjoul che avevo comprato sotto Natale, spinta dallo spirito del momento, e prontamente dimenticati in un recesso del frigo da allora.

In uno dei raptus di riordino che spesso mi prendono li ho recuperati e, sebbene fossero ancora in ottimo stato, era chiaro che avessero visto giorni migliori...e che non c'era nessuna possibilità che mi sarebbe venuta voglia di mangiarmeli così com'erano.

Quindi ho pensato di farne un caramello, cosa che avevo intravisto su un blog veg -Minimalist Baker-, dove veniva utilizzato come base per un gelato al cioccolato -YUM-.
Dall'alto: burro di anacardi home made, crema di pistacchi , caramello di datteri, polline, crema di cocco. (Il burro di anacardi appare più compatto perchè refrigerato)

La mia versione, riveduta e corretta per le mie necessità:
-6-7 datteri Medjoul (o un paio in più se usate quelli più comuni)
-250 ml di acqua + 125ml
-1/2 bacca di vaniglia usata in preparazioni precedenti (facoltativa)
-un pizzico di sale

Eliminate i semi dai datteri e trasferite la polpa in un pentolino con la vaniglia e i 250 ml di acqua.
Portate a bollore e cuocete finché i datteri non si saranno spappolati e non avranno assorbito buona parte dell'acqua.
Eliminate la vaniglia se usata -ma tenetela da parte- e riducete il composto in purea con l'aiuto di frullatore ad immersione (o un normale frullatore).

Passate al setaccio per eliminare la buccia e i filamenti più consistenti. -Se vi piace la consistenza un po' granulosa e vi beate all'idea di assumere qualche fibra in più, potete saltare questo passaggio.-
Rimettete sul fuoco con i restanti 125ml di acqua e la vaniglia tenuta da parte e cuocete fino ad ottenere la consistenza desiderata. Incorporate il sale e mescolate.

Trasferite ancora bollente in un vasetto sterilizzato e conservate in frigorifero per poche settimane.
Si può utilizzare come dolcificante, come crema spalmabile o come base per delle creme veloci, senza dover aggiungere zuccheri.
Delizioso e geniale.

LET'S HAVE BREAKFAST!

*Polline e fiori edibili:
Il pizzico di polvere di fata di cui a volte abbiamo bisogno.
Nonostante il polline abbia mille proprietà ricostituenti che lo rendono a tutti gli effetti un super-alimento -altro termine che aborro, ma tant'è-, non è strettamente necessario per tirare insieme una colazione degna di questo nome, così come i fiori edibili.

Ma è bello incominciare la giornata con qualcosa di buono che appaghi un po' anche lo spirito, no?
Quindi vedete voi se la cosa è nelle vostre corde.

Basta. Non ci crederete, ma il post è finito.
Scegliete la vostra colazione e andate a pianificare la vostra sana routine, non è difficile.

Se ci riesco io...


martedì 11 ottobre 2016

Fichi a colazione//Come affrontare i primi freddi e un po' di realtà


Ormai l'avrete capito che l'autunno è la mia stagione preferita.
Penso di avervelo detto tipo...ottocento volte?

Mi sentivo tanto originale finché the internet non mi ha aperto gli occhi e ho scoperto la fissazione delle american girls per le sciarpe, le foglie colorate e i lattes alla zucca, spezie e compagnia bella.

Un piccolo momento di satori alla fight club.

Pur non essendo originale però, continuo a nutrire un amore profondo per i primi freddi, e non solo perché ci liberano dalle odiate zanzare, tingono viali e parchi di colori meravigliosi e mi permettono -finalmente- di tornare a vestirmi come un essere umano, ma soprattutto per le cosine buone che si ricominciano a trovare sui banchi del mercato e che si possono di nuovo portare in tavola.

Che novità, vero?
Insomma, alla fine lo sapete che è sempre in cucina che voglio portarvi.
Altrimenti questo blog si chiamerebbe Celeste Campeggia, o Gioca a Rubamazzo o Pettina le Bambole. 
Quindi rassegnatevi.


L'ospite di questa puntata è un altro dei miei must di inizio autunno...anche se ormai siamo veramente agli sgoccioli della sua stagione: il fico.

Quest'anno ne ho trovati di deliziosi, tanto che quasi mi dispiaceva usarli in una ricetta...ma non potevo certo mangiarmeli tutti in una volta!

Cuocendoli si allunga la vita di questi frutti tanto delicati che così possono restare in frigorifero qualche giorno in più senza rovinarsi, pronti per la nostra colazione o da servire con dei formaggi o addirittura per guarnire un'insalata autunnale robusta.

La ricetta che mi premeva di più raccontarvi però, è il porridge di avena sui quali sono mollemente adagiati in queste foto e che mi accompagna nelle prime fredde, e spesso uggiose, mattinate.

Non fate quella faccia, perché è la stessa che facevo io prima di assaggiarne una cucchiaiata calda una mattina d'inverno.
Scalda fin nelle ossa e sazia in modo sublime.

Questa versione che ho scovato, poi, è fantastica se la mattina non avete molto tempo a disposizione ma proprio non siete in grado di mettere il naso fuori casa senza aver mangiato.

Nel mio caso si tratta anche di un servizio che faccio a salvaguardia dell'umanità: prima di colazione io non parlo, non faccio, non esisto. Povero il disgraziato che cerca di interagire e che si assicura orribili appellativi che nemmeno un camallo deriso dalla vita potrebbe sognarsi.

-Altro tròpos che incarno senza tanta originalità e che invece credevo mi rendesse unica e speciale:
#WRONG.-

Se anche voi avete lo stesso problema, questa ricettina viene in vostro soccorso: buttate tutto in un vasetto la sera prima, chiudete, ficcate in frigorifero e dimenticatevelo fino alla mattina dopo, quando, trascinando le ciabattone e sbadigliando con alito mefitico, vi dirigerete verso la cucina e, con somma gioia, troverete il vostro porridge bello pronto ad attendervi.

Dovrete solo scaldarlo e mangiarlo con quello che volete.

Ma veniamo a questa benedetta ricetta, che una ricetta alla fine non è:

  • una tazza (da caffè, da cappuccino, da the...decidete voi la quantità) di fiocchi di avena 
  • la stessa identica quantità (usate lo stesso contenitore per la misurazione) di latte vegetale o vaccino 
  • uno o due (o più a vostro gusto!) cucchiaini di sciroppo d'agave (o d'acero, o miele, o zucchero...)
  • 1/2 cucchiaino di spezie a scelta o semplicemente vaniglia e/o scorza di agrumi 
  • frutta disidratata a piacere come uvetta, cranberries, albicocche ecc. (facoltativo) 
  • un pizzico di sale 
  • un vasetto con il tappo in grado di contenere tutti gli ingredienti


Mettete l'avena, le spezie -se vi interessa ho optato per un mix di spezie che si chiama 'pain d'epice' (pan di spezie) dal sentore vagamente natalizio: mi porto avanti-, il sale e la frutta disidrata se utilizzata.

Versatevi sopra il latte, chiudete il barattolo e agitate un po' per mescolare tutti gli ingredienti.

Mettete in frigo e andate a dormire.

La mattina dopo riprendete il vostro barattolo e decidete cosa fare: questo porridge si può mangiare anche così, freddo, e quest'estate spesso mi è capitato di farlo, è ottimo da solo o con della frutta fresca, yogurt e magari un filo di miele.

Ma se fossi in voi farei un passettino in più e gli darei una scaldata veloce, aggiungendo un altro po' di latte se vi sembra troppo compatto.
Servite con dello yogurt, della frutta cotta (o della marmellata, o frutta fresca, e/o nutella, e/o burro di semi) e una manciata di pistacchi (o altra frutta secca) tritati grossolanamente.

Se trovate ancora dei fichi in giro, vi spiego come farli e usarli in questa ricetta.
In alternativa potete usare qualsiasi altra frutta, ma se scegliete delle mele o delle pere poco mature aumentate i tempi di cottura:
  • fichi
  • more (o altri frutti di bosco a vostra scelta)
  • miele (acacia, millefiori o di arance)


-non metto pesi o quantità, andate a vostra discrezione: spesso uso questa 'tecnica' anche per recuperare della frutta ormai più di qua che di là e se la cosa capita anche a voi sapete bene che è una situazione alla 'si salvi chi può' dove non ci sono regole precise.-

Lavate i fichi e tagliateli a metà, lavate anche le more e tagliate le più grosse a metà: aiuteranno a produrre un delizioso sughetto rosa.

Sparpagliate le more sul fondo di una pirofila e sopra disponetevi i fichi con il lato tagliato rivolto verso l'alto.

Irrorate abbondantemente di miele e cuocete in forno caldo a 200° per almeno 15 minuti.

*piccolo bonus: se invece che una colazione volete farne l'accompagnamento ad un tagliere di formaggi o il condimento tiepido di una sostanziosa insalata autunnale, aggiungete anche uno o due cucchiai (ma regolatevi in base alle vostre quantità) di aceto balsamico e, se vi gira, anche qualche fettina di cipolla rossa.*

Se non la utilizzate subito, trasferite la frutta cotta in un contenitore ermetico e conservatela in frigo per colazioni o altri pasti della settimana.



Tutto qui.

Semplice, anche se come al mio solito verboso, leggermente prolisso e con una punta di quella che può sembrare saccenteria, che in realtà è solo voglia di farvi capire come faccio quella cosa lì per davvero, o di darvi un consiglio che mi sarebbe piaciuto ricevere prima di fare un passaggio inutile...o un disastro vero.

Anche questo è un tratto del mio carattere...forse un pochino meno comune.

Se proprio non tollerate il porridge potete sempre ripiegare su una croccante granola e un po' di yogurt! Qui la mia versione con nocciole, pecan, olio di oliva e fave di cacao...yum.

lunedì 9 marzo 2015

Yogurt fatto in casa (senza yogurtiera!) - La mia Colazione Perfetta

Avete presente la sensazione di quando avete impastato, fatto lievitare e cotto del pane per la prima volta?
Quel misto di incredulità e orgoglio, stupefatti dall'aver assistito e contribuito a quella che sembra una piccola magia?

Ecco, fare lo yogurt per la prima volta, mi ha dato la stessa emozione, tanto da chiedermi perchè non l'avessi mai fatto prima.

Probabilmente per timore reverenziale.

Alcune preparazioni hanno sempre suscitato in me l'idea che fossero troppo macchinose e complicate da eseguire in casa, come fare i croissant o i cioccolatini, ma spesso, come in questo caso, è solo un'aura di cui sono ammantati: andando più vicino e provando a cimentarsi, ci si renderà conto che non sono poi così impossibili come ci apparivano inizialmente.



D'altronde come ho già detto altrove, il vero motore in cucina è la gola: se desiderate ardentemente mangiarlo, troverete il modo di prepararlo.

Gli ingredienti sono pochi e semplici:

Per circa 1,5l di yogurt semi-compatto
  • 1l di latte intero (preferibilmente crudo)
  • 100gr di yogurt bianco di qualità (assolutamente non zuccherato ne aromatizzato) 
  • un panno di mussola (ma uno strofinaccio pulito andrà benissimo)
  • 2-3 cucchiai di latte in polvere (facoltativo)
Vi occorreranno: una pentola, un mestolo, una spatola o un cucchiaio di plastica,  dei vasetti di vetro (capienza totale 1,5l) della mussola o uno strofinaccio a trama sottile.

La cosa fondamentale, e forse l'unica accortezza, è quella di utilizzare vasetti, utensili e pentole perfettamente puliti:

*Lavate tutto con qualche goccia di candeggina sulla spugna (che andrebbe cambiata di frequente, e non solo per gli utensili dello yogurt!) e abbondante acqua calda.

*Se possibile sterilizzate i vasetti, o utilizzateli ancora tiepidi di lavastoviglie.

*Scegliete uno strofinaccio a trama fine da dedicare a questo tipo di preparazione (per coprire e/o colare lo yogurt e altre simili) che dopo ogni utilizzo laverete facendolo bollire in abbondante acqua e con del bicarbonato.


Inoltre, come potete immaginare, migliori sono gli ingredienti, migliore sarà il risultato finale.
Personalmente ho trovato che il latte crudo e lo yogurt del farmer market vicino a casa mi danno la resa migliore. 

Ma cercate quel che funziona per voi, l'importante è che gli ingredienti siano freschi e di qualità: non utilizzate latte a lunga conservazione, non usate latte o yogurt scremato, senza lattosio o altri abomini simili. Non funzionerà.

Una volta che vi sarete assicurati che tutto sia perfettamente pronto e pulito, passate alla preparazione:

Versate il latte nella pentola e mettela sul fuoco.
Se lo utilizzate aggiugete il latte in polvere: non è necessario, ma personalmente trovo che dia più corpo allo yogurt.
Scaldate a fuoco medio, continuando a mescolare per evitare che il latte possa bruciare sul fondo. 
Spegnete non appena vi sembra che stia per prendere il bollore.
Se avete un termometro (assolutamente non necessario) spegnete quando raggiungerà gli 85° circa.
Per velocizzare il raffreddamento, riempite il lavandino di acqua fredda e tuffateci la pentola (attenzione a non far andare l'acqua nel latte!) e continuate a mescolare finchè il latte non raggiungerà la temperatura corporea. 
Se avete bambini sapete esattamente come verificare questa cosa: versate qualche goccia di latte all'interno del polso e valutate: vi ustiona? 
Troppo caldo anche per i fermenti dello yogurt.
Troppo fredda? I fermenti non agiranno. 
Piacevole? Perfetta.
Per chi fosse munito di termometro si parla tra i 37-40°.
Togliete la pentola dall'acqua e, mescolando costantemente, aggiungete lo yogurt.
Non appena dissolto, versate il latte allo yogurt nei vasetti, coprite con il canovaccio pulito (o con i coperchi, ma senza stringere) e lasciate fermentare in un luogo caldo e tranquillo a temperatura ambiente. 
Trattate il vostro yogurt con la stessa attenzione e delicatezza di un impasto lievitato.
La cosa migliore sarebbe coprire i vasetti con una coperta o qualcosa di simile, in modo che conservino il calore il più a lungo possibile. 
Un'alternativa è quella di lasciarlo nel forno SPENTO con la lucetta accesa.
I più fortunati potrebbero persino avere un forno con la funzione rising, per la lievitazione del pane, che mantiene la temperatura intorno ai 40°. 
Ecco, quello sarebbe perfetto.
Ma non vi ossessionate: la cosa fondamentale è che i vasetti restino a temperatura tiepida e costante per almeno 6-8 ore, indisturbati, senza che nessuno li tocchi o li muova o li sposti. 
Per questo il forno spento sarebbe il posto migliore. 
Ma scegliete voi. 

Dopo circa 6-8 ore noterete che il vostro latte, da liquido si sarà trasformato in una sorta di crema compatta.

*Se state preparando il vostro yogurt in estate avrete molti meno problemi con la temperatura e molto probabilmente ci vorrà molto meno tempo perchè la fermentazione sia completa, quindi controllate il vostro yogurt estivo già dopo 4 ore.

Se chiudete i vasetti con il loro tappo si creerà un coagulo di siero liquido, mentre se li lasciate "respirare" attraverso il canovaccio, il vostro yogurt apparirà più compatto, come il mio nelle foto.
Trasferitelo in frigorifero per 3-4 ore prima di consumarlo.

A questo punto potete farci quello che vi pare, io adoro colarlo per 2-3 ore ottenendo uno yogurt greco strepitoso, ma il bello dello yogurt è la sua estrema versatilità che vi lascia spaziare dal dolce al salato.

Ma credetemi, la prima tazza di yogurt autoprodotto, con un filo di miele, è un piacere incomparabile.

Paragonabile solo alla combinazione dei tre elementi che compongono la mia Colazione Perfetta...