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venerdì 8 giugno 2018

Gnocchi di patate novelle con pesto di piselli // La maledizione di saper cucinare


"Hanno l'aria da sciocchini, giudiziosamente allineati nel loro scafo, fiduciosi, immobili, osano appena toccarsi. Li porta un cieco vascello, sospeso in cielo. [...]Ciascuno attende con pazienza la propria sorte, rinchiuso in uno stretto alloggiamento adattato alla perfezione.[...] Poi arriva il grande giorno. Tempesta, diluvio, terremoto, caduta.[...] Nello scompiglio alcuni cadono. [...] Gli altri vengono sbattuti alla rinfusa sul tavolo della cucina, piroghe capovolte sulla riva pulita della tovaglia [...]" (da "La voce segreta dell'orto" di Marie Christine Clément)

Ho preferito pubblicare questo stralcio, perché poco altro avrei potuto aggiungere alla sensazione che i piselli -e tutti gli altri legumi- riescono a trasmettermi con i loro croccanti baccelli carichi di biglie verde foglia.

Tanto adoro sgranarli e farmeli scivolare tra le dita, rubando i più teneri per mangiarli crudi, tanto poco, ahimè, li utilizzo in cucina.

Trovo che una volta cotti perdano un po' del loro fascino così di solito preferisco farli finire nelle insalate, spesso con un altra primizia stagionale come gli asparagi.

Ma quest'anno si cambia registro.



L'idea mi è venuta rileggendo una vecchia ricetta di Jamie Oliver, in cui piselli e fave diventavano un pesto grossolano da servire su dei crostoni.

La mia versione è un po' diversa e, forse, anche più semplice, dato che non include l'uso di un mortaio:
  • 2 grosse manciate di piselli sgranati crudi
  • 1 manciata scarsa di mandorle tostate senza buccia (ma anche pistacchi o anacardi)
  • le foglie di un piccolo mazzetto di basilico 
  • 1 spicchietto di aglio nuovo (ormai è stagione, compratelo! E' più delicato, fragrante e digeribile)
  • 20-30gr di Parmigiano Reggiano 48 mesi (se non avete intolleranze anche un buon pecorino stagionato)
  • 2-3 cucchiai di olio e.v.o.  
  • una paio di mestoli di acqua bollente
  • sale e pepe q.b.


Radunate tutti gli ingredienti, tranne l'olio, nel bicchiere del frullatore.

Versate l'acqua bollente sugli ingredienti fino a coprirli quasi completamente -se qualche pisello fa capolino siete a cavallo-, quindi non necessariamente dovrete usare entrambi i mestoli di acqua, attenzione.

Frullate fino ad ottenere una purea verde chiaro -adoro questo colore!- e grossolana.

Sempre frullando, mantecate aggiungendo l'olio a filo: il composto dovrà schiarirsi e risultare cremoso. Se ciò non avviene è possibile che abbiate utilizzato troppa acqua in partenza; aggiungete altri piselli per dare più corpo e mantecate con un altro cucchiaio di olio.

Regolate di sale e pepe e mettete da parte.

-I piselli crudi tendono ad avere un sapore un po' allappante e leggermente amarognolo, estremamente vegetale ma piacevole. Nonostante questo la parte sapida data dal Parmigiano e dal sale si deve sentire: in cottura questo pesto diventerà dolce, e se non abbiamo giocato bene con il condimento, potrebbe risultare leggermente stucchevole. Non vogliamo un passato di piselli!-


Ma la vera scoperta di questo post, per quanto mi riguarda, sono gli gnocchi.

Avevo delle patate novelle lesse che mi erano avanzate dalla sera prima e, come sempre con le patate fredde, non so mai cosa farci.

Gnocchi, ho pensato: proviamo.

In realtà non avevo molte speranze né sulla riuscita, men che meno sul fatto che li avrei graditi: mia mamma li ha sempre fatti poco quando ero a casa, e presumo che uno dei motivi fosse il mio scarso entusiasmo -per usare un eufemismo- nel mangiarli.

Purtroppo mi sono dovuta ricredere. Purtroppo perché gli gnocchi hanno la fama di essere una bella batosta per la linea e diciamo che non ho esattamente bisogno di mettere ulteriormente a repentaglio la mia già non proprio sottile figura...

Ma, hei, comunque è bello cambiare idea!

Per 3-4 porzioni piccole:
  • 250 circa di patate novelle lesse
  • 100gr di farina di farro monococco (o '00') più altra per la spianatoia
  • 1 tuorlo
  • sale e pepe (se necessario)


Schiacciate le patate con l'attrezzo apposito. Se le lessate al momento e sono belle calde e morbide, potrebbe bastarvi una forchetta, ma dovrete essere sicuri di averle schiacciate per bene.

Che non vi venga la malaugurata idea di usare un mixer -con le lame- per fare prima: vi ritrovereste con un composto colloso buono solo per il compost.

Radunate le patate schiacciate a fontanella sulla spianatoia, aggiungete il tuorlo e gradualmente la farina (io ho usato quella di farro perché avevo sotto mano quella, ma ve la consiglio se siete leggermente sensibili al glutine, perché più tollerabile).
Le mie patate erano già condite, quindi non ho avuto necessità di salare e pepare il mio composto, voi regolatevi a vostro gusto.

Impastate fino ad ottenere una palla piuttosto liscia.
Non sono un'esperta, perché è la mia prima volta, ma l'impasto è pronto quando non risulta più appiccicoso: quindi può darsi che a voi serva più farina o meno farina di quanto vi ho segnato in ricetta.
Fidatevi del vostro istinto.

Dividete l'impasto in quattro e realizzate dei salamotti di un paio di centimetri di diametro.
Tagliate i salamotti a tocchetti regolari (1-2cm) e, aiutandovi con altra farina, fateli scorrere sui rebbi di una forchetta, trascinando delicatamente la pasta con il pollice.

In realtà potete tagliarli semplicemente a tocchetti e cuocerli direttamente, ma per me gli gnocchi sono fatti così e si sa che i ricordi d'infanzia dettano molte regole.



Cuoceteli in acqua bollente salata finché non vengono a galla.
Scaldate il pesto di piselli in padella con un po' di acqua di cottura e fateci mantecare gli gnocchi scolati.

Serviteli caldi, con dei pisellini freschi, qualche fogliolina di basilico e una spolverata non necessaria ma assolutamente inderogabile di Parmigiano.

Una grattata di pepe, un filo di olio e avrete realizzato un piccolo capolavoro.

Ah, che sofferenza la cucina.

Io che credevo di poterne tranquillamente fare a meno, mi trovo a sognare questi soffici cuscini di patate, che avvolti nella cremosa dolcezza di questo pesto sono tra i primi piatti più gustosi che mi sia capitato di realizzare.

E ve lo dice una a cui non piacevano gli gnocchi!



venerdì 25 maggio 2018

Composta di fragole alla chia // Salvando fragole



Sappiate che mi sto trattenendo con le ricette a base di fragole, perché essendo stagione rasento la mania compulsiva: ne compro più di quanto ne riesca effettivamente a mangiare e anche se ne ho  comprato un cestino -magari il giorno prima- e le vedo belle, rosse e profumate, non resisto e ne compro altre.

Con l'ovvio problema che, inevitabilmente, le più mature iniziano a deperire tristemente nel mio frigo.
Sono sicura che sapete cosa intendo: cominciano a perdere di freschezza, togliendoci un po' la voglia di mangiarle nude e crude.

Ovviamente non dovete aspettare che le vostre fragole abbiano il musino triste per realizzare questa ricetta, ma di solito è così che capita nella mia cucina...semplicemente perché quando sono pingui e succose finiscono direttamente tra le mie fauci.


E poi ormai lo sapete che la mia e spesso una cucina del recupero, anche se mi piace sempre sperimentare e tentare cose nuove: ecco il perché della chia.

Lo spunto per utilizzare questo curioso semino, lo devo ad un'amica in dolce attesa che mi ha confessato di avere qualche problemino di motilità intestinale (probabilmente mi ucciderà quando leggerà queste parole! XD).

Le ho consigliato subito la chia, perché su di me ha esercitato un effetto prorompente (e vi assicuro che non ne ho alcun bisogno!), quindi ho immaginato che a lei potesse dare il giusto risultato.

Ma, diciamolo, se mai l'avete provata in un chia pudding tanto in voga, l'effetto non è dei più entusiasmanti: i semini reidratati paiono un po' uova di rana.
E anche lei lamentava una certa diffidenza in tal senso.

Così ho pensato di utilizzarla -in minor quantità- per questa composta di frutta: la consistenza morbida delle fragole e i sui semini, mascherano la presenza della chia, che però esercita il suo potere addensante regalandoci oltretutto le sue proprietà.
  
Chissà se la mia amica apprezzerà...!?


Per un vasetto di composta:
  • 250-300gr di fragole
  • 2-3 cucchiai abbondanti di miele millefiori o arancia
  • 2-3 cucchiaini di semi di chia (facoltativo)
  • 1/2 stecca di vaniglia (anche recuperata da altre preparazioni oppure un cucchiaino di estratto
  • qualche goccia di succo di limone

La preparazione è veramente semplicissima: tagliate le fragole a tocchetti e irroratele con qualche goccia di succo di limone.

Nel frattempo fate caramellare il miele in una padella, insieme alla vaniglia.
Deve fare delle grandi bolle e iniziare a scurirsi leggermente, assumendo una sfumatura ramata.

Buttateci le fragole -facendo attenzione a non scottarvi con il miele bollente- e lasciate cuocere qualche minuto.
Io dopo 5-8 minuti massimo, spengo: in questo modo le fragole conservano la loro forma e restano piacevoli da mangiare, ma se le preferite più cotte e "cremose", proseguite la cottura fino ad ottenere la consistenza che desiderate.

A fine cottura, se lo desiderate, aggiungete la chia: questo semino (la cui pianta appartiene alla famiglia della salvia e della menta) ha millemila proprietà nutritive ma, come già accennato, la cosa interessante dell'aggiungerlo ad una composta con poco dolcificante e senza aggiunta di pectina, è che reidratandosi nei succhi rilasciati dalla frutta, la addensa, creando un ulteriore gioco di consistenze che in questo contesto trovo davvero interessante.

Se se la chia non è proprio nelle vostre corde, non volete acquistarla, o per qualsiasi altra ragione non vogliate arrischiarvi ad usare questo semino, potete addensare la composta sciogliendo un cucchiaino di amido di mais in due cucchiaini di acqua e versarlo nella padella ad un paio di minuti dal termine.


Comunque decidiate di preparare questa composta, provatela: salverete delle fragole dall'oblio e avrete tra le mani qualcosa di delizioso che vi terrà compagnia a colazione, a merenda o per uno spuntino qualsiasi.

Io la utilizzo tanto a colazione, così posso evitare di trafficare con il coltello di prima mattina, soprattutto quando ho fretta: yogurt, granola e un cucchiaio scarso di questa meraviglia e la colazione è servita.

Ma chi sono io per impedirvi di usarla come vi pare...?

(Una che ha un blog e non può fare a meno di darvi un consiglio: nel prossimo post vi darò un'idea carina! #restateconnessi!)



venerdì 11 maggio 2018

Galette ai lamponi con frolla all'olio e frangipane di pistacchi // Le mille e una notte in un guscio di pasta



Galette: francesismo che si riferisce ad una base di pasta -sfoglia, frolla o brisée,- farcita solitamente di frutta fresca, ma anche con verdure, formaggi, eccetera -in versione salata- cotta senza stampo.

In realtà comprenderebbe anche altre preparazioni, ma nella mia cucina, la galette, è questa.

La preparo molto più spesso e volentieri di quanto possa dimostrare perché è comodissima per recuperare avanzi di frolla (anche minimi dato che non siamo vincolati dal diametro di una stampo) che possono stazionare nel vostro frigo dopo altre preparazioni, magari più importanti.

E' innegabilmente una torta di casa, rustica, ma credo sia proprio questo il suo bello.

Sto sperimentando con la frolla all'olio e fin'ora la versione che vi propongo è la mia preferita, perché trovo che l'olio extravergine gli dia una marcia in più.
Ma nessuno, men che meno la sottoscritta, vi impedisce di usare una frolla tradizionale che avete già a disposizione o la ricetta a prova di bomba che usate abitualmente.
(Se volete utilizzate prodotti confezionati, io mi giro dall'altra parte, ma non vi giudicherò...troppo.)

Stessa cosa per la scelta della farcitura, che può essere anche solo di frutta, senza la crema, e vi consiglio -mettendo le mani avanti- di provare, per esempio, con le fragole: adoro i lamponi e mi piace il loro sapore acidulo in contrapposizione a gli altri ingredienti, ma ammetto che da cotti hanno una consistenza un po' granulosa (dovuta ai semini) che può non essere gradita a tutti.

Ma andiamo, che vi spiego la questione.

Vi avanzerà sicuramente della crema frangipane (potreste dimezzare le dosi, ma trovo sempre poco ortodosso dividere un uovo): cuocetela per una mezz'oretta in un paio di cocottine con altri lamponi o delle fragole e averete un dolcetto in più con cui deliziarvi... 

Per la frolla all'olio (per questa ricetta ne basterà 1/2 dose):
  • 250gr di farina 00 (oppure 125 di farina integrale bio*, 125gr di farina di farro monococco)
  • 80gr (o 100 a vostro gusto) di zucchero semolato (o di canna, ma NON Dulcita e MEN CHE MENO Muscovado)
  • 100ml di olio e.v.o. (o di semi)
  • 1 uovo
  • 1/2 cucchiaino di lievito per dolci
  • estratto di vaniglia
  • la scorza non trattata di 1/2 limone
  • 20 ml circa di acqua fredda acidulata con del succo di limone
*(Non sono fanatica del biologico ma le farine integrali, per esempio, tendo sempre a preferirle bio: la fibra che ritroviamo nella farina è la parte più esterna del chicco quindi, potenzialmente, anche la più esposta a pesticidi e trattamenti chimici. Inoltre è più facile trovarne versioni macinate a pietra, con la certezza che sia quindi realmente integrale -dalla crusca al cuore del chicco- e non una farina bianca con aggiunta di crusca, come a volte capita. Mi permetto di aggiungere, quando possibile, di preferire il biologico italiano: i nostri produttori e le nostre normative sono le più rigide e scrupolose  d'Europa.)


Mettete le farine (o la farina 00) in una ciotola con lo zucchero, il lievito, il pizzico di sale e la scorza di limone. Mescolate brevemente e, continuando a mescolare, versate l'olio a filo finché il composto non sarà ben sabbiato assumendo -guarda caso- l'aspetto della sabbia umida.

A questo punto aggiungete l'uovo sbattuto con l'estratto di vaniglia e amalgamate; se necessario aggiungete, poche gocce alla volta (non necessariamente vi servirà tutta), l'acqua acidulata finché il composto non inizierà a legarsi, formando una palla. 

Se avete la fortuna di avere un impastatore, o anche un mixer con le lame, usateli: meno maneggiate la frolla meglio è.  

Avvolgete la pasta ottenuta nella pellicola per alimenti e lasciatela riposare in frigo per almeno un'oretta: questo riposo non farà rassodare la pasta, che a differenza della versione con il burro sarà subito pronta da lavorare, ma servirà a far rilassare l'eventuale glutine sviluppatosi durante la lavorazione, rendendo il prodotto finale più friabile.

Nel frattempo preparate il frangipane:
  • 100gr di burro a temperatura ambiente (o margarina senza grassi idrogenati, se volete mantenere la ricetta senza lattosio)
  • 80gr di zucchero semolato (o di canna)
  • 1 cucchiaio di miele millefiori o di agrumi
  • 50gr di farina di mandorle
  • 50gr di pistacchi tritati molto finemente
  • 1 uovo
  • 1 cucchiaio raso di farina 00
  • 1 cucchiaino di acqua di rose, o estratto alcolico
  • la scorza non trattata di 1/2 limone 
  • 1/4 di cucchiaino di cardamomo in polvere (facoltativo)
  • qualche goccia di estratto d'arancia (facoltativo)
Se avete visto la mia galette alle mele e caramello di datteri su instagram e preferite qualcosa di simile, vi basterà cambiare frutta! E la ricetta del caramello di datteri la trovate qui.

Per terminare la torta:
  • 2 cestini di lamponi freschi
  • una manciata di pistacchi tritati grossolanamente
  • boccioli di rosa per tisana (facoltativo)
Lavorate il burro (o la margarina) con lo zucchero, e una volta che sarà leggermente montato, aggiungete l'uovo, mescolando ancora.
Il composto tenderà a separarsi, ma aggiungendo la farina 00 e quelle di frutta secca, si sistemerà tutto. 
Aggiungete le spezie e gli aromi e mescolate per amalgamare.

Fate riposare il composto in frigorifero; nel frattempo stendete la frolla (che potete scegliere se dividere a metà o utilizzare tutta) mantenendo lo spessore di circa 5 millimetri. 
Vi consiglio di farlo direttamente sul foglio di carta forno che userete per cuocerla: in questo modo non dovrete più spostarla una volta stesa.

Riprendete la crema frangipane e stendetene un paio di cucchiaiate abbondanti sulla base di frolla stesa lasciando un comodo bordo; arrangiate i lamponi (o fragole, o la frutta che preferite) sulla crema e ripiegatevi la pasta attorno, per contenerli.

Spolverate con una manciata di pistacchi tritati grossolanamente e infornate a 180° per almeno un'ora; la torta sarà pronta quando la frolla sarà bella colorata e il frangipane sarà ben rassodato.

Una volta sfornata, se vi va, cospargete la vostra galette con petali di rosa secchi per richiamare l'acqua di rose nel frangipane.

Una volta raffreddata completamente, servitela e consumatela il prima possibile, dato che l'umidità della frutta tenderà a farle perdere croccantezza piuttosto velocemente.

Gustatela con una cucchiaiata di yogurt dolcificato con poco miele, sorbendo del tè alla menta. 
E l'atmosfera da mille e una notte è assicurata.




venerdì 27 aprile 2018

Pasta di ceci e riso integrale con gamberi, pancetta e zucchine // Si fa presto a dire pasta




L'idea di questo post me l'hanno data gli ingredienti di questa nuova pasta della Rummo, nata per le persone celiache o per chi vuole evitare il glutine e ridurre l'apporto di carboidrati, molto utile quindi anche a chi è a dieta o vuole tenere sotto controllo la glicemia.

Inizialmente l'avevo acquistata per curiosità, ma poi ho cominciato a pensare alle possibilità di abbinamento con questa pasta, che in questo caso non è più solo una tela bianca sulla quale sbizzarrirsi, ma un ingrediente vero e proprio, cosa che mi ha portato alla ricetta che sto per illustrarvi.

Uno dei primi accostamenti che mi è venuto in mente è quello con i gamberi: se non lo avete mai fatto dovreste provare a servirli su una passatina di ceci tipo hummus.

E chili di pane.

Ancora meglio se li fate saltati in padella con il velo di grasso lasciato dalla pancetta dopo averla fatta soffriggere. Sì, lo so...ma quando li vedrete avvolti da quel lucido, punteggiati dai residui salati delle spezie...vi sfido a resistere. La carne dolce e croccante del gambero, ama la sapida untuosità del grasso di maiale.

E da qui è tutta in discesa, ragazzi.


Con tutta questa saporosa carnalità, si sente l'urgenza di un elemento che tranquillizzi il palato, così come i sensi di colpa. Ecco quindi che entra in scena la zucchina, con la pessima reputazione di non saper di nulla -cosa che trovo personalmente falsa- ma che accanto ai gamberi tira fuori tutto il suo sapore minerale, leggermente amarognolo, che spezza garbatamente il bacio salato tra il crostaceo e la pancetta, per farcelo cercare e apprezzare ancora di più.

Ultima, ma non per importanza, la cipolla rossa: con i suo gusto familiare e pacioso, aggiunge dolcezza e aromaticità, chiudendo tutti gli altri ingredienti, dal cece alla zucchina, in un abbraccio rassicurante.

Ma veniamo alla ricetta, che è più semplice di quanto i gusti che vi ho appena descritto lascerebbero intuire.
Per 2 porzioni:
  • 10 code di gamberi 
  • circa 50gr di pancetta*
  • 2 zucchine piccole, molto fresche
  • 1 cipolla rossa (ancora meglio un cipollotto di Tropea, che si iniziano a trovare)
  • 2 porzioni abituali** di pasta Rummo ai ceci e riso integrale (facoltativo)
  • 1 spicchietto d'aglio (facoltativo)
  • 15ml di Marsala
  • sale e pepe q.b.
  • un filo d'olio e.v.o. (facoltativo)

(*se proprio non vi va o volete limitare i danni, potreste provare con dello speck poco affumicato, o del prosciutto crudo, ma abbiate il buon senso di preferite i fondini che trovate sottovuoto: vi daranno la possibilità di decidere lo spessore del taglio, evitando che in cottura si secchino del tutto...ma non chiedetemi cosa ne penso...)
(** la dose di pasta che siete abituati a consumare)


Sbucciate i gamberi ed eliminate il filetto interno (se la cosa vi disturba fatelo fare al vostro pescivendolo, altrimenti potete acquistare quelli surgelati già puliti, la cosa fondamentale è che non siano già cotti), tagliatene quattro a tocchetti di circa un centimetro, mentre i due restanti per la lunga: in cottura si arricceranno, ricordando un po' il formato della pasta, e potrete usarli per la decorazione; ma se non vi interessa, tagliateli tutti a tocchetti.  

Metteteli da parte.

Nel frattempo mettete su l'acqua per la pasta. 
In una padella, fate soffriggere la pancetta tagliata a listarelle con lo spicchio d'aglio in camicia, se usato. Tenete il fuoco a fiamma medio bassa e lasciatela diventare croccante, liberando più grasso possibile.

Una volta pronta, scolatela e mettetela da parte su della carta casa. 
Buttate l'aglio.

Eliminate dalla padella la maggior parte del grasso, trattenendone giusto un cucchiaino più il fondo brunito lasciato dalla pancetta. Non buttate il grasso che togliete dalla padella, ne servirà qualche altra goccia durante la preparazione: in alternativa, se la cosa vi disturba eccessivamente, potete sostituirlo con dell'olio extravergine.

Se l'acqua bolle, salate e buttate la pasta.

Tagliate le zucchine a listarelle, utilizzando principalmente la parte verde dell'ortaggio (per questo  vi consiglio di acquistare zucchine piccole: sono più tenere e hanno meno scarto), tagliate la cipolla  a metà e poi verticalmente, ottenendo delle mezzelune -trattenute dalla radichetta- che in cottura si apriranno come ventagli. Perché anche l'occhio vuole la sua.


Rimettete la padella con il grasso di pancetta sul fuoco medio/alto e buttateci le zucchine.

Fatele cuocere finché non inizieranno a dorarsi, salatele leggermente, in modo che tirino fuori i loro succhi e continuino ad appassire senza bruciare; non aggiungete acqua, al massimo copritele e abbassate il fuoco al minimo se proprio le volete ben cotte, altrimenti si spappoleranno perdendo tutto il sapore insieme alla consistenza.

Aggiungete i gamberi e fateli soffriggere a loro volta, alzando un poco la fiamma. 
Se necessario, aggiungete un altro po' di grasso tenuto da parte, in modo che i gamberi si rosolino bene e si crogiolino nel salato della pancetta.

Non appena saranno opachi e sodi, aggiungete la cipolla.
Fate saltare brevemente a fuoco vivo e sfumate con il Marsala. 
Non appena sarà evaporato e la cipolla inizierà ad appassire, togliete dal fuoco.

Scolate la pasta e tenete da parte un paio di mestoli di acqua di cottura.

Rimettete la pancetta croccante in padella e aggiungete anche la pasta.
Fate saltare a fuoco vivo, aggiungendo un po' di acqua di cottura per creare un'emulsione che "legherà" il piatto.

Servite caldo, con una spolverata di pepe e, se lo gradite, un filo d'olio e.v.o.

Un bel bicchiere di vino bianco ghiacciato e giù il sipario.



venerdì 20 aprile 2018

Insalata di fragole e finocchio // Il primo sole non si scorda mai




"Aprile: non ti scoprire!", peccato che questo bel tempo tanto agognato inviti a fare il contrario e, non so voi, a desiderare cose fresche e leggere anche a tavola.

L'idea di questa insalata mi era balenata quest'inverno, quando avevo visto una concorrente di Masterchef Australia realizzare un dolce abbinando fragole e semi di finocchio.

Premetto che non amo molto i sapori "aniciati", ma proprio per questo sono sempre alla ricerca di combinazioni e accostamenti inusuali che riescano a smentirmi e farmi cambiare idea, perché credo che ogni sapore abbia il suo perché: probabilmente se una cosa non ci piace è perché non ci è stata proposta nel modo più giusto.

Quindi eccomi qui, pronta a smentire il mio stesso palato.

Ma veniamo subito al sodo, per una porzione abbondante:

  • 4 grosse fragole (o 6 piccine)
  • 1/2 finocchio freschissimo
  • 2 cucchiai di mandorle a lamelle
  • formaggio di capra semistagionato
  • 2 cucchiaini di olio e.v.o. molto delicato oppure di di riso o di vinaccioli (facoltativo)
  • 1 cucchiaino di succo di limone
  • 1/2 cucchiaino di miele (facoltativo)
  • fiori edibili (facoltativo)
  • sale e pepe q.b.


La prima cosa da fare è mondare il finocchio, eliminando la parte più esterna e coriacea dell'ortaggio (Ma non la buttate! Potete utilizzarla per un brodo veg, oppure tagliata fine e saltata in padella con burro e sfumata con vino bianco: come contorno a del pesce al forno è la morte sua!) e le "barbette" verdi che invece terrete da parte per la decorazione.

Tagliate il mezzo finocchio a fettine sottilissime -se avete una mandolina, usatela-: questo è importante, perché se lasciate il finocchio troppo spesso, sia il sapore che la consistenza andranno a prevaricare la delicatezza delle fragole.

Mettete le fettine di finocchio a bagno con un po' di ghiaccio e lasciatele da parte.
Nel frattempo tostate le lamelle di mandorle in un padellino finché non risultando dorate e fragranti.
Lasciatele raffreddare.

Sciacquate le fragole, eliminate il picciolo verde, e tagliatele a rondelle.
Con un pelapatate, ricavate delle scaglie di formaggio di capra sottili.
- Se preferite potete utilizzare della feta sbriciolata o, se non amate il gusto del formaggio di capra, un provolone piuttosto piccante.-

Le piantine di fragole che ho sul balcone hanno iniziato a fiorire e non ho resistito ad aggiungerne qualche fiore nelle foto.
Se volete ricreare lo stesso effetto, potete utilizzare qualche fiore di pianta aromatica che in questo periodo iniziano ad essere disponibili: basilico e rosmarino sono il consiglio migliore che posso darvi.

Scolate bene il finocchio, meglio se con una centrifuga per insalate, e allestite il piatto posizionando una generosa manciata di fettine, che il bagno in acqua e ghiaccio avrà reso croccanti e piacevolmente arricciate, e arrangiate qua e là le fragole.
Se preferite potete mescolare tutto in una ciotola, anche se il succo della fragola tende a tingere di rosa la pallida cera del finocchio, ma se la cosa non vi disturba, non ho obiezioni.

Terminate con le scaglie di formaggio, le mandorle tostate, le barbette del finocchio tenute da parte e, se usati, i fiori edibili.

Per il condimento, dopo varie elucubrazioni, vi suggerisco una semplice spruzzata di limone, un pizzico di sale e, non fatevelo mancare perché le fragole lo adorano, del pepe nero macinato fresco.
Se volete potete far sciogliere pochissimo miele nel succo di limone, ma solo se vi piace l'idea di valorizzare la componente dolce del piatto.

L'idea iniziale, in realtà, era quella di realizzare un condimento con un aceto di miele che avevo acquistato per l'occasione, ma una volta assaggiato il risultato ho cambiato idea.
Non perché l'aceto in sé non sia buono (anzi!), ma la sua acidità sarebbe stata troppo prevaricante per la delicatezza del piatto.

Stessa cosa per l'olio e.v.o. siciliano che avevo in casa: troppo "maschio" per un'insalatina dai toni inequivocabilmente femminili.

Ma se non sapete rinunciare all'avvolgenza dell'olio, optate per qualcosa di estremamente delicato. Oltre a quelli già suggeriti, potete provare anche un olio di frutta secca, come quello di noci o nocciole, che dovrebbe armonizzarsi bene con le mandorle.


Devo dire che questa insalata mi ha proprio stupita -voi lo sarete un po' meno, dato che non vi propongo mai cose di cui non sono convinta- e penso che diventerà un contorno che realizzerò spesso finché saranno disponibili le fragole, di cui non ne ho mai abbastanza.

E' senza dubbio un'insalata "dolce", ma non quanto può sembrare: la freschezza del finocchio spinge sull'acidità della fragola -senz'altro aiutata dal limone- tirando fuori un inaspettato lato sapido, che ricorda vagamente i datterini estivi.
Allo stesso tempo, la fragranza della fragola si aggancia all'aromaticità del finocchio, che viene percepito dolce, al limite del floreale.

E quando pensavamo di star assaporando una macedonia troppo eclettica, ecco la solida struttura delle mandorle che con la loro componete tostata, ci riportano in un territorio decisamente salino.
L'umami del formaggio, sostenuto dal pepe nero, lo confermano: siamo arrivati in un bellissimo posto.

E' il classico piatto che va assaggiato ancora e ancora, perché diverte il palato e spiazza i neuroni.

Provatela come contorno ad un pesce a carne bianca, magari anche una trota al cartoccio o, perché no? Del pollo arrosto cotto con del dragoncello o poco timo.

Ma potete anche pensare di proporla come antipasto, eliminando il formaggio nell'insalata e servendola su un letto di crema di caprino (realizzata lavorando il formaggio con una grattata di pepe e poco latte per renderlo cremoso) e dei cracker gourmet,  magari fatti in casa.

Provatela, e fatemi sapere cosa ne pensate.